…dal fuoco ai fornelli
Due grandi scoperte hanno permesso la trasformazione della natura in cibo: il fuoco e l’agricoltura.
Come avvenne l’invenzione del fuoco? Esattamente non si sa. Forse strofinando tra loro due pietre o due bastoncini di legno secco, o forse fu grazie alla caduta di un fulmine che produsse fuochi sparsi all’interno di foreste[1]. Intanto, grazie al fuoco, l’uomo poté cuocere la carne degli animali che cacciava, rendendola soprattutto più digeribile, facilitando così l’assunzione di preziose proteine indispensabili al suo organismo e all’accelerazione di processi importanti per l’evoluzione del cervello.
La scoperta del fuoco agevolò senza alcun dubbio la vita umana. L’uomo poté scaldarsi, bruciare parti di foreste ricavando spiazzi da utilizzare. Il fuoco fu, quindi, per molti versi una garanzia sia per la sopravvivenza umana che per l’evoluzione culturale dell’umanità stessa che dominò i climi freddi.
La scoperta del fuoco ebbe così la sua importante rilevanza sociale e fu preziosa per l’intera organizzazione umana, tanto da poter essere considerata una vera rivoluzione epocale.
Il fuoco, per aver contribuito a rendere “umano” il cibo, può essere considerato elemento fondante della pratica gastronomica.
La scienza accademica sugli studi antropologici è concorde sul fatto che la conservazione degli alimenti e l’impiego del fuoco per la cottura del cibo devono essere considerati attributi caratteristici dell’umanità, al pari del linguaggio articolato. Plinio il vecchio, nel I sec. dopo Cristo, scriveva che la possibilità per l’uomo di sviluppare sia la convivenza e la stessa vita sociale, erano prerogative per raggiungere un grado sempre più articolato di civilizzazione grazie proprio alla scoperta del fuoco[2].
Basti pensare ad ogni elemento presente in natura, soprattutto la carne, che sottoposta alla trasformazione chimica attraverso la cottura, acquista più digeribilità permettendo quindi una miglior assimilazione di preziose sostanze nutritive. Questo spiega anche come sia stato possibile uno sviluppo progressivo del cervello umano, grazie all’assimilazione di sostanze proteiche che si ottengono attraverso la cottura dei cibi.
L’uomo, una volta scoperto il fuoco, ha affidato alla fiamma ogni tipo di cottura. E fu una consuetudine che contribuì al cambiamento totale del sistema di nutrizione, un cambiamento epocale che permise scoperte uniche nell’accostamento di varie sostanze nutrizionali indispensabili allo sviluppo progressivo del corpo umano.
Senza dubbio fu un salto qualitativo per la vita umana , un salto che aiutò l’umanità a progredire a livello intellettivo grazie ad un’alimentazione ricca di proteine, utili a sviluppare una parte importante dell’intelligenza, spendibile soprattutto nelle tecniche del lavoro.
E fu proprio nel lavoro sempre più creativo che l’uomo affermò la sua natura, con tecniche sempre più sofisticate. Il lavoro nobilita l’uomo, recita un famoso proverbio, e industrializzarsi con tecniche sempre più sofisticate fu il traguardo importante della trasformazione della natura in cultura, in tanti modi diversi e sotto diversi aspetti. L’Homo erectus ne è un esempio. Egli aveva un’alimentazione varia, prevalentemente proteica, integrata da frutti e prodotti commestibili. E fu proprio questo tipo di alimentazione con base proteica molto ricca (è certo che l’Erectus consumasse intorno a circa due kg di carne al giorno), che permise a questi ominidi un considerevole sviluppo evolutivo del cervello, accelerando nelle pratiche culturali.
Quest’ominide faceva sempre parte di nuclei ridotti che avevano forme di vita semplici e vivevano di caccia e raccolta di frutti e vegetali che trovava in natura, pur avendo un’organizzazione minima per l’approvvigionamento del cibo.
E’ certezza che la qualità e la scelta dell’alimentazione è determinata dall’habitat e dalle possibilità che l’habitat offre nelle varie epoche storiche.
Ogni tecnica di lavoro che riguarda l’approvvigionamento di cibo rientra proprio nel sistema di scoperte umane all’interno di tutto il sistema culturale d’appartenenza.
Un’idea, una grande scoperta, sono praticamente nulle fino a quando restano patrimonio culturale di una sola persona, mentre è necessaria la divulgazione di questi saperi che trova nel linguaggio la principale forma di comunicazione, per poi articolarsi in comportamenti appresi e condivisi.
La trasformazione della natura in cibo è la più importante e considerevole affermazione dell’uomo sul sistema naturale. L’uomo, che ha saputo sfruttare a proprio uso e consumo risorse naturali con l’intuizione del cibo cotto sulla fiamma, è stato così l’artefice della sua stessa evoluzione creativa.
la Cucina, è una delle arti dell’uomo a partire dall’età moderna[3], in misura progressiva dal Rinascimento all’Ottocento, momento in cui si delineò la figura dell’artista culinario, il cuoco sopraffino, inventore di mirabili manicaretti. D’altra parte il primo libro di ricette che fregia la cucina come arte, lo abbiamo con “ Libro de arte coquinaria” , il ricettario di Maestro Martino, che risale ai primi anni Sessanta del Quattrocento, dove sono elencate non solo le ricette, ma anche i prodotti per realizzarle.
[1] “Il grande racconto dell’evoluzione umana”, Giorgio Manzi, Il Mulino, 2013
[2] da Naturalis Historia, III, 46)
[3] Nicola Perullo, “La cucina è arte? Filosofia della passione culinaria”, Carocci, 2013
Commenti recenti