Cinema D’autore
Il Cinema, nel dettaglio del quotidiano della vita
Un bel mattino
Quando il Cinema racconta l’avventura di un vissuto, emozionante nella sua semplicità, usando tutto il potere di seduzione e illusione, senza dubbio è il Cinema che oggi ci appartiene, il Cinema della nostra contemporaneità. E’ il caso di “Un bel mattino”( An beau Matin) diretto dalla giovane cineasta francese Mia Hansen-Løve, nota alla critica per il suo Cinema di riflessione su tematiche che fanno parte dell’articolarsi della vita stessa . Il film racconta il quotidiano di Sandra Kinsler, giovane vedova e madre di una bambina, che lavora come interprete. Sandra si trova ad affrontare un momento di grande incertezza nella sua vita. Suo padre è gravemente malato e sempre meno autosufficiente, a cui Sandra dedica ogni giorno momenti del suo tempo. Mentre, l’incontro casuale con un vecchio amico, Clément, si trasforma presto in una relazione appassionata. Clément però è sposato e Sandra percepisce l’incertezza di questo amore. Vite solitarie che si intersecano attraverso la malattia, nella ricerca di una condivisione di un sentimento solido e protettivo, nella sperata normalità di un quotidiano, in una lotta incessante tra gioie e dolori. Geog Kinsler, il padre di Sandra, affronta con dignità una malattia mutilante. Sandra non nega al padre la sua costante amorevole presenza d’aiuto. Clément, l’amore, sembra essere una promessa nella vita di Sandra, un regalo inaspettato, la fiamma che rigenera e rende felici. Una presenza positiva che allieta anche la piccola Linn, la figlia di Sandra. Ma anche questo amore necessita di dovuti chiarimenti. “An beau matin” si traduce così in un encomiabile quadro umano di vita vissuta, tra dolori e sentimenti contrastanti, dove l’unità della famiglia Kinsler, è una certezza costante, una promessa per affrontare la malattia del capo famiglia. Se Pascal Greggory, il Geog della storia, è straordinario nella caratterizzazione del malato afflitto da una malattia degenerativa che lo sottrae alla vita giorno dopo giorno, Sandra, interpretata da una magistrale Léa Seydoux, indossa con estrema dignità la maschera di pensieri profondi, che lievitano in una costante preoccupazione. La giovane donna si percepisce come un sasso lanciato in uno stagno da una mano dubbiosa, che si perde in una realtà che vacilla continuamente. E così è anche la sua relazione con Clément. Sono le decisioni prese con maturo coraggio a definire il corso della vita stessa, non concedendo al tempo di strisciare senza dare risposte a domande insolute. E Clément , uomo dal fascino marmoreo, alla fine prenderà la sua importante decisione. Nelle giravolte di un futuro che prima o poi arriveranno, Sandra è l’incarnazione dell’attesa, che con tristezza veste di umiltà la sua stessa giovane vita. E tutto ciò che fa parte della vita deve essere vissuto nella sua pienezza, tra gioie e dolori, come è per la malattia nella sua fase crepuscolare. Fortunatamente, come si suol dire, la speranza è l’ultima a morire, e al crepuscolo che scivola verso notte fonda, segue l’alba che nella sua luce nitida annuncia comunque quell’attesa rigenerante armonia.
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