Un Eroe
L’eroe si chiama Rahim Soltani. In carcere per non aver onorato un debito, l’uomo si adopera per restituire al legittimo proprietario una borsa piena di monete d’oro trovata per caso da Farkhondeh, la sua nuova compagna. Certamente la borsa piena di monete d’oro si annuncia come una benedizione del Signore. Vendendo quell’oro Rahim onorerebbe il suo debito e uscirebbe subito di prigione. Ma l’uomo ha dei forti ripensamenti e decide di mettere un annuncio perché il proprietario della borsa si faccia vivo per la restituzione. Una donna si presenta dicendo che è lei che ha smarrito la borsa, e giura che quelle monete d’oro sono il frutto del suo duro lavoro. La borsa viene così restituita e Rahim diventa un eroe. Il direttore della prigione ne approfitta per cavalcare i media, mettendo in primo piano il detenuto modello, mentre nelle celle del penitenziario aumentano i casi di suicidio. Se l’uomo Rahim pensava di riscattarsi estinguendo il debito, godendo anche di una riduzione della pena, non succede nulla di questo. Dopo il suo atto encomiabile la vita gli viene sconvolta in un incredulo vortice di accadimenti mortificanti. Diretto da Asghar Farhadi, “Un eroe” è un’opera che predilige l’evidenza e la certezza dello sguardo, sulla gente di un paese, l’Iran, che confonde virtù e morale inficiandole con la superficialità di giudizi ruffiani e provinciali. Asghar Farhadi rispetta come sempre un’etica della messa in scena che ritroviamo in tutti i suoi lavori cinematografici, da “About Elly” al “Il cliente” fino ad “Una separazione”, tutti lavori che prediligono un’assiomatica dello sguardo sulla vita delle persone nella loro dimensione quotidiana. Rahim è un uomo che crede nella sua onestà e vuole il meritato riscatto, dal debito e dalle accuse che pian piano gli sono mosse, implacabili, da debitori e creditori, persino dalla famiglia dell’ex moglie, mentre c’è chi strumentalizza il suo operato, persino la sua rettitudine di uomo onesto. Asghar Farhadi racconta così una società che gioca su un ordine simbolico scomposto, una società che tende la mano e ritira tutto il braccio nel momento in cui il nostro eroe crede di essere sul punto di riuscire ad uscire da quella prigione. Una giostra di sentimenti contrastanti che investono l’uomo Rahim, abusato da tutti i suoi interlocutori, che si vestono di categorie morali parziali e soggettive. “Un eroe” è un piccolo capolavoro di arte cinematografica che usa il grande schermo per narrare il sociale di una società in cui tutti vogliono la loro ragione e non riconoscono i loro torti. E nello stesso tempo il film articola la narrazione su una sapiente strategia di comunicazione vis-a-vis, fondata sul rispetto dello spettatore, invitato a far appello alla propria
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