Tra sacro e profano
Il Natale, tra religiosità e paganesimo
Il 25 dicembre è per la cristianità il giorno commemorativo della nascita di Gesù, figlio di Dio, creatore dell’universo.
Gesù neo-nato è il simbolo di un fatto trascendentale.
La notte tra il 24 ed il 25 dicembre il bambinello nasce, e viene posto tra la Madonna e S. Giuseppe, in una grotta, tra paglia e fieno, con un bue e un asinello.
La nascita del figlio di Dio conferma la sua grandezza, la sua forza nella simbologia della “luce divina”, nel bene, e nell’amore. Egli è la salvezza del mondo!
La luce si contrappone alle tenebre, il sole alla notte.
Nel calendario giuliano, il 25 dicembre, solstizio d’inverno, segnava il momento in cui il giorno iniziava ad essere più lungo della notte. Perciò in quella data si festeggiava la nascita del sole e della sua potenza nell’intensità della luce e progressivamente del calore.
In Siria ed in Egitto il 25 dicembre di ogni anno veniva tramandato un vero e proprio rituale della Natività. Chi celebrava il rito, uscendo dai santuari e dai luoghi di preghiera, gridava in coro queste parole: “La Vergine ha partorito! La luce cresce!” (Frazer, 1992)
Con altrettanta solerzia forme simili di rituali erano tramandati anche dagli egiziani, che addirittura rappresentavano il sole con l’immagine di un neo-nato bambino.
La Vergine che aveva concepito e partorito il figlio era la Vergine Celeste dei Semiti. Ed il sole neo-nato era l’identificazione del dio Mitra, divinità persiana, che nasceva il 25 dicembre.
Chi adorava il dio Mitra, lo considerava insuperabile, e lo identificava al sole, commemorando la sua nascita il 25 del mese di dicembre. (Frazer, 1992).
Ora, c’è da chiarire che la chiesa primitiva non ha mai celebrato la nascita di Gesù, né tantomeno ha mai specificato il giorno in cui Gesù è venuto al mondo.
Solo agli inizi del IV secolo la Chiesa d’Occidente decise di adottare come veritiera la data del 25 dicembre come giorno della Natività, anticipando la data dal 6 gennaio. In seguito la stessa decisione fu presa anche dalla Chiesa d’Oriente, pressappoco intorno all’anno 375 d. c.
Ma questa decisione fu presa per un motivo ben preciso, in quanto il clero intese far coincidere la data in cui i pagani celebravano la natività del Sole, con la Natività del “vero Dio”, che ha creato il sole (S. Agostino).
Anche perché, alla celebrazione pagana della natività del sole partecipavano anche i cristiani.
Di conseguenza, il 6 gennaio fu designata come data dell’Epifania.
Le celebrazioni dei riti pagani in onore della natività del dio sole, erano caratterizzati da un simbolismo mitico che esaltava la luce in tutte le sue forme rappresentative, dalle candele ai fuochi, per illuminare ogni angolo e luogo possibile.
Il simbolo della luce, rappresentato nelle più svariate espressioni figurative, era al tempo stesso rappresentazione di una realtà profondamente spirituale, interiore.
La commemorazione di questo rito era nient’altro che uno strumento per caratterizzare un tempo ed uno spazio sacri in sè.
Similmente la commemorazione della Natività cristiana, nell’espressione del particolarismo simbolico che la caratterizza, è intrisa profondamente di una spiritualità luminosa che pervade l’uomo religioso, tanto da farlo dialogare con Dio.
L’umanità religiosa annuncia il Natale, simbolicamente con Gesù Redentore, luce divina.
Allo stesso tempo lo spazio natalizio è illuminato da luci, retaggio di paganesimo ancora presente.
Luci accese dappertutto, nelle strade, nei negozi, nelle case. Luci bianche, rosse, gialle e a più colori. Luci nei festoni, nelle ghirlande, luci di cristalli, di argenti, di ori, di ogni oggetto luminoso che simboleggia il tempo del Natale.
La luce, che è così l’elemento identificante del sole e di Dio che è luce, nel tempo del Natale illumina i templi, le basiliche e le chiese, i luoghi di santificazione del mondo, poiché lo rappresentano ed insieme lo contengono.
La luce, così invade e uniforma spazio sacro e pagano, interagendovi per la sua forza comunicativa di potere positivo, che permette all’umanità di comunicare con forze trascendentali.
Viene da sé che il sacro è una dimensione culturale dell’uomo, che pervade anche quella parte di realtà profana che l’uomo vive e di cui fa parte.
In quest’ottica la sacralità del Natale è espressa nei luoghi sacri, chiese, cattedrali, ma anche nelle abitazioni private, dove sistematiche usanze tramandano la commemorazione della Natività con la suggestiva preparazione del presepe.
Altro elemento che simboleggia in maniera alquanto rappresentativa i luoghi del tempo del Natale, è l’abete natalizio vestito a festa, scintillante di luci e di colori variopinti.
L’albero è un elemento della natura che ha sempre goduto il sommo rispetto dall’uomo, tanto che in epoche arcaiche era considerato dimora di spiriti, che sceglievano di spostarsi a loro piacimento da un albero ad un altro.(Frazer, 1992)
Nella storia religiosa della razza ariana in Europa, il culto degli alberi ha avuto un ruolo di primo piano.
I culti pagani erano celebrati nei boschetti sacri, recintati, e con pochi alberi sui quali veniva appesa la pelle delle vittime sacrificali.
I boschetti contenevano sempre al loro interno l’albero sacro.
Gli alberi hanno sempre rappresentato per gli uomini primitivi simbologie del mondo animato, a cui collegavano atteggiamenti superstiziosi.
L’abete ha una simbologia sua propria, acquisita nel tempo, da ricercarsi nel periodo dell’avvento, esattamente in un brano della Genesi sulla creazione.
L’albero di Natale risale dunque ad un’antichissima tradizione, ed esso coniuga simbolicamente la parte più pagana della festività natalizia, con la sacralità simbolica della luce.
Da non trascurare, riguardo al Natale, la sua importante funzione aggregativa, che si esprime soprattutto nello scambio del dono.
Il dono é un’allegoria di riconciliazione e reciprocità, è il simbolo incommensurabile della pace, dell’amicizia e della fratellanza. (M. Mauss).
Esso rientra emblematicamente nella costruzione culturale del Natale operata dall’umanità nel corso della sua storia.
Non ci resta che vivere pienamente il tempo del Natale, coniugando la sua sacralità di evento religioso con il solstizio d’inverno, entrambi eventi che regalano luce e calore all’umanità intera.
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